martedì 1 marzo 2011

Yara, quello che ora necessita è un rispettoso silenzio.


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Negli ultimi giorni, faccio fatica a guardare i titoli dei telegiornali o a leggere le ultime notizie su internet, pieni come sono di dettagli raccapriccianti sul ritrovamento del cadavere della povera Yara Gambirasio.
Il numero di coltellate, le zone precise del corpo della vittima dove esse sono state inferte, insieme a ricostruzioni dell'assassinio scaturite soprattutto dalla fantasia di chi le scrive, in quanto solo gli inquirenti potrebbero essere in possesso di dati precisi per poter avallare qualsiasi  ipotesi sull'accaduto, riempiono gli articoli di cronaca nera  di questi giorni
Non è mia intenzione soffermarmi sul perchè i media adottino queste scelte perchè mi addentrerei nell'empirico e tenebroso istituto del diritto-dovere di cronaca, per mezzo del quale qualsiasi privacy può essere sbattuta in prima pagina, senza nemmeno pensare agli effetti devastanti che ciò può comportare per gli interessati, bensì vorrei puntare l'attenzione sull'utilità di tutto ciò.
La domanda è, a chi serve questa valanga di informazioni particolareggiate e a volte macabre che ogni volta che avviene un fatto del genere, specie se riguarda ragazze giovani, viene fornita con solerte generosità.
Non certo ai genitori, ai famigliari della piccola Yara, che al momento penso desiderino soltanto poter vivere un dolore così grande nel proprio privato, magari dare una degna sepoltura alla propria figlia e, tutt'al più, voler sapere che l'assassino è stato assicurato alla giustizia.
Non certo agli inquirenti che, come nel corso delle indagini per l'eventuale ritrovamento, possono essere solo disturbati nella ricerca del colpevole, dalla ridda di ricostruzioni, supposizioni e anche superficiali insinuazioni circa l'operato loro e dei volontari con cui per giorni hanno collaborato. E allora a chi serve?
A noi opinione pubblica?
Sinceramente, non sono per nulla curioso di conoscere come Yara sia stata uccisa, il luogo preciso, l'ora esatta etc. ed anzi tutto ciò mi trasmette un senso di sgomento ed insicurezza e mi vengono in mente le parole del profeta         Isaia (33:15) che tra l'altro recita: "Chi cammina nella giustizia......si tura gli orecchi per non udire fatti di sangue e chiude gli occhi per non vedere il male." o anche il meno sacro, ma  profondo testo di  Bandiera Bianca di Franco Battiato: "...per fortuna il mio razzismo non mi fa guardare quei programmi
demenziali con tribune elettorali..".
Non è un mettere la testa sotto la sabbia, bensì sfuggire alla tentazione del gusto del morboso, che spesso i media e in particolare la tv, sollecitano nella mente delle persone. Io credo che, a parte la voglia di giustizia che accomuna tutti noi ai genitori della giovane vittima, quello che occorre è una serena riflessione sul mondo in cui viviamo e sulle efferatezze che purtroppo vi avvengono e il modo più appropriato, affinchè ciò si realizzi, è osservare un rispettoso silenzio.


2 commenti:

  1. Approvo in pieno il tuo post, Wiska.
    Quanta morbosità, anche tra i blogger!
    E che voglia di un rispettoso silenzio.
    Grazie,
    Lara

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  2. grazie a te, Lara.
    manco a farlo apposta ieri sera le due ammiraglie Rai e Mediaset non si sono lasciate sfuggire l'occasione di fare, un po' d'audience sull'argomento.

    "Vox clamantis in deserto"

    RispondiElimina

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