mercoledì 18 aprile 2012

Una vita per il calcio


Nel precedente post dedicato alla  tragica fine del povero Morosini, mi sono limitato ad un ricordo del giovane calciatore, senza indagare circa le cause che hanno originato questa tragedia.
In questi giorni si stanno svolgendo tante manifestazioni di cordoglio da parte dei tifosi di calcio e di tutte le persone colpite da quanto accaduto sabato scorso allo stadio Adriatico di Pescara.  A Livorno erano circa novemila coloro che hanno reso l'ultimo saluto alla salma del calciatore che da gennaio vestiva la maglia amaranto e domani a Bergamo, dove si svolgeranno i funerali,  ci si aspetta un'affluenza anche maggiore. Tuttavia, aldilà dell'enfasi e della commozione del momento, credo sia doveroso ed anche rispettoso della memoria di Morosini, parlare delle circostanze che hanno determinato il tragico evento.
Già in sede di commento al post precedente, alcuni amici hanno fatto cenno al fenomeno doping che potrebbe essere visto certamente come una causa scatenante,.
Purtroppo questo è un campo dove non c'è molta chiarezza, la Federazione e le società dicono d'impegnarsi all'unisono affinchè le prestazioni dei calciatori siano esenti da aiuti esterni non regolamentari e gli stessi interpreti domenicali si sono sempre dichiarati oggetti inconsapevoli dell'eventuale somministrazione di sostanza proibite, addossandone la responsabilità agli staff medici. Peraltro dopo lo scandalo "nandrolone" dei primi anni 2000, che comunque non portò a chissà quali stravolgimenti del mondo del calcio, i controlli sono stati intensificati sia per quanto riguarda gli steroidi che per il "GH", l'ormone della crescita che viene assunto contemporaneamente. Ma chi può garantire che qualche "genio" della chimica farmaceutica non abbia scoperto una nuova  miscela esplosiva? Del resto chiunque oggi assista ad una partita di calcio può rendersi conto dei ritmi forsennati che la caratterizzano e del conseguente e assiduo stress fisico a cui i calciatori sono sottoposti, specie in determinati ruoli.
L'ossessiva ricerca del miglioramento delle prestazioni fisiche, presente in ogni sport, è anche e soprattutto un problema culturale, poichè attiene al concetto di coscienza dei limiti di sopportazione dello sforzo fisico che troppo spesso vengono allegramente superati, a scapito della salute dell'atleta. Ecco allora apparire molteplici infortuni più o meno gravi, strane malattie ed anche, cosa di cui purtroppo si parla, la morte dell'atleta.
Ma se il fenomeno doping sportivo, come si evince, non è un problema di facile soluzione, c'è un altro aspetto correlato alla vicenda che , a mio modo di vedere, viene trattato spesso con inconcebile superficialità. Mi riferisco al pronto soccorso ed in particolare alle procedure di rianimazione da attuare in circostanze simili. Un esempio recente, accaduto in Inghilterra, ha dimostrato quanto siano state determinanti dette procedure contribuendo, in quel caso, alla restituzione in vita del calciatore del  Bolton, Muamba.
Cosa sia realmente accaduto negli attimi successivi al malore di Morosini è ancora da chiarire. La procura di Pescara ha aperto un fascicolo con l'ipotesi di omicidio colposo, in quanto sembra non siano stati utilizzati i tre defibrillatori che pure erano a disposizione nello stadio "Adriatico", due a bordo campo e uno nell'ambulanza, (fonte il Fatto quotidiano), inoltre l'arrivo dell'ambulanza è stato tardivo (anche se ciò sembrerebbe ininfluente) a causa di una macchina della Polizia Municipale, parcheggiata incautamente davanti all'ingresso carrabile dello stadio.
Ad ogni modo tra colpe e superficialità tutte da dimostrare, emerge l'incredibile constatazione che non esiste nessuna disposizione da parte degli organi competenti (FIGC, Coni), che imponga alle società di calcio la presenza e l'utilizzo del defibrillatore, durante allenamenti e partite ufficiali.
Così rimarrà per sempre l'atroce dubbio che la differenza tra il calciatore Muamba, ora a casa in convalescenza e il nostro compianto Piermario Morosini, stia in un'apparecchiatura dal costo di un migliaio di euro.

Foto: tgcom24.mediaset.it

11 commenti:

  1. Un ragazzo dal cuore grande...ora da lassù veglierà su tutti noi

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  2. un post interessante,con particolari che neppure sapevo.
    Ma questo mi ha portata a farmi delle domande.
    Perchè se c'erano 3 DAE,nessuno li ha usati?
    Se erano presenti,sia a bordo campo che in ambulanza,si presuppone che dovevano esserci persone capaci di utilizzarlo.
    Quello che mi sembra chiaro è come sempre l'inadeguatezza e la superficialità,nonchè la non preparazione del personale paramedico e medico che è presente negli stadi.
    Anche sospendere il massaggio cardiaco(BLS)nel tragitto fino all'ambulanza è da considerarsi un'errore mortale che denota solo la completa impreparazione di queste figure.
    E in ambulanza cosa è successo poi?Le manovre rianimatorie sono continuate?
    Sarebbe buona norma e di vitale importanza che fuori agli stadi e negli stadi ci fossero dei soccorritori preparati all'emergenze ed urgenza e non solo spettatori gratis di quattro calci ad un pallone.
    Forse Morosini poteva essere salvato...forse no,ma spero che questa inchiesta lo scopra.
    Lu

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    1. Infatti la procura di Pescara sta indagando proprio sull'eventuale non utilizzo del defibrillatore da parte dei soccorritori, ma anche sulle procedure di rianimazione attuate.(oggi doveva essere sentito il medico sociale del Livorno calcio). Come asseriva un noto cardiochirurgo, se in Italia siamo all'avanguardia nella prevenzione e nella chirurgia,difettiamo ancora molto proprio nella rianimazione. Oltre questo c'è una superficialità di fondo propria del mondo del calcio, se pensiamo che Morosini è stato assistito, purtroppo inutilmente, da un cardiologo solo per caso, perchè era in tribuna a vedere la partita.
      Grazie Lu, a presto

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  3. Speriamo che l'inchiesta faccia chiarezza e che questa tragedia sia di monito per tutti. Grazie Cavaliere, a presto

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  4. un bel post!!! speriamo che si scopra come mai è morto. è una tristezza che se ne sia andato così giovane

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  5. Si è davvero triste quanto successo. Grazie Pupottina a presto

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  6. è inconcepibile morire a 25 per superficialità o incompetenza di chi deve sopraintendere alla sicurezza degli atleti,preferisco pensare ad un difetto genetico non monitorabile e penso allo strazio dei genitori,un caro saluto

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    1. Purtroppo Morosini aveva da tempo perso entrambi i genitori e proprio il gioco del calcio era stata la sua ancora di salvezza fino a quel tragico momento. Speriamo almeno che tutto ciò serva a far adottare i giusti provvedimenti.
      Grazie Gabe, a presto

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  7. E' stato un evento davvero traumatico e assurdo...

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