lunedì 8 aprile 2013

Molto più facile demolire, che costruire.



La situazione politica creatasi all'indomani delle elezioni dello scorso febbraio, ha generato una vera e propria crisi istituzionale. A nulla è servita la buona volontà del presidente Napolitano ed i suoi pur validi tentativi di formare un nuovo governo, sono man mano naufragati a causa dell'incapacità dei vecchi e nuovi partiti di trovare un accordo. Si pensava che l'entrata in politica del M5S ed il suo clamoroso successo elettorale potessero portare una ventata d'aria fresca, contribuendo ad un rinnovamento del quadro politico nazionale, ma la posizione dì Grillo, (visto che più che l'opinione del movimento, sembra essere determinante la sua opinione), è più che mai settaria ed estrema dato che si rifiuta di partecipare a qualsiasi tipo di governo che non sia quello formato unicamente dallo stesso M5S. Ovviamente nessuno può ragionevolmente pensare ad un governo che sia espressione soltanto di una minoranza dell'elettorato e allora ciò rappresenta un buon alibi per continuare in quell'opera di demolizione del quadro politico-istituzionale portata fin qui avanti dall'ex comico genovese. Non nascondo che tale atteggiamento politico avesse una sua validità, quando il M5S rappresentava una larga fetta di popolazione non propriamente rappresentata in parlamento, ma è chiaramente inutile e deleteria ora che i "grillini" occupano un quarto dei seggi del parlamento italiano.
Parafrasando, va bene il partito dei demolitori, ma essendo nella stessa casa sottoposta a demolizione, si rischia di rimanere ben presto sotto le macerie e forse sarebbe più opportuno pensare ad un inizio di ricostruzione.
Tuttavia Grillo non è il solo artefice della demolizione, ad essa partecipano anche tutti coloro che non sono disposti a fare nemmeno un piccolo passo indietro rispetto a vecchie rendite di posizione ideologiche, tutti coloro che non riescono a superare il recinto dei veti incrociati, delle contrapposizioni personalistiche.
Ben venga allora una revisione dei vertici dei due principali partiti Pd e Pdl  che possa essere viatico per una serena discussione su precisi e oculati punti programmatici onde arrivare, in tempi brevi, alla formazione di un governo che possa portare il paese oltre il pericoloso stallo istituzionale in cui attualmente si trova.
Beninteso non sono un fautore di governissimi e papocchi vari, ma come nel 1976, quando  la tragica fine di Aldo Moro, pur impedendo la realizzazione di quel progetto politico denominato "compromesso storico", riuscì comunque ad unire le forse politiche di allora, nella battaglia contro il terrorismo delle brigate rosse, anche oggi è necessaria un'onesta aggregazione di forze politiche che abbia come obiettivo il bene del paese.
In ballo c'è il destino di tante persone appartenenti soprattutto ai ceti più deboli ed è necessario assumersi la responsabilità della ricostruzione,  più che continuare in quell'opera di demolizione che, allo stato attuale, appare davvero priva di senso.

4 commenti:

  1. Purtroppo, quello che avevo temuto prima delle elezioni, si è confermato. Gridare serve bene a poco e, adesso, qualcuno sta facendo solo questo: gridare, gridare e gridare ancora, senza concretizzare nulla. La politica non si improvvisa e tutti noi ne paghiamo le conseguenze.

    Cri

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    1. Hai centrato il punto fondamentale Cri, la politica sembra essere l'unico campo in cui non c'è bisogno di alcuna preparazione e professionalità, così buona parte dei politici sembrano più che altro dei "quaqquaraqquà e i risultati si vedono...
      Grazie, a presto

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